Il dolore della solitudine: l’importanza delle relazioni

Il più adatto a sopravvivere potrebbe essere anche il più gentile
poiché la sopravvivenza spesso necessita di aiuto reciproco e cooperazione.

 

Noi siamo degli esseri sociali e la nostra natura ci spinge a interagire e creare relazioni con gli altri.

Nella primissima infanzia attraverso la co-regolazione tra bambino e caregiver vengono create le basi per la sicurezza e di conseguenza per l'attaccamento sicuro.

Per co-regolazione si intende la capacità di regolare gli stati emotivi interni come la paura, la rabbia, la tristezza attraverso una connessione sicura, accessibile e affidabile con l’altro significativo.

Es: “mia madre riesce a calmarmi quando sono agitata perché lei è calma e sicura".

 

Nel corso della nostra vita le esperienze di reciprocità ci nutrono, ci fanno percepire il dare e ricevere, la sintonia e la risonanza.

Per reciprocità si intende la capacità di invertire spontaneamente e in maniera armonica il proprio ruolo nel dare e ricevere all’ interno di una relazione.

Questa è la caratteristica principale e positiva che pone la base per la costruzione di una relazione forte e duratura.

 

Purtroppo però se non abbiamo avuto opportunità nella nostra infanzia di relazioni sane, sicure e affidabili percepiamo le nostre relazioni adulte come minacciose.

Es: “quando ero arrabbiato mio padre mi puniva e io mi sentivo sempre più spaventato e arrabbiato”.

 

Se la relazione ci allarma il nostro sistema nervoso autonomo si prepara alla difesa mettendo in atto delle strategie.

 

Quindi riusciamo a comprendere che a volte le nostre posizioni rispetto a un partner, amico o familiare potrebbero con lo scopo di difenderci divenire rigide e assolute.

Nello specifico accade che a volte ci rivolgiamo all’ altro attraverso meccanismi di fuga ed evitamento, “avvicinandomi con riserva, sempre pronto a scappare” altre con atteggiamenti aggressivi, di attacco ( con richieste eccessive, critiche e rabbiose ) e altre volte ancora con sottomissione.

 

Quando si parla di sistema nervoso autonomo a cosa si fa riferimento?

Il sistema nervoso autonomo è il nostro sistema di sorveglianza personale: il suo obiettivo è quello di proteggerci.

Questo sistema valuta costantemente segnali interni ed esterni di sicurezza e di pericolo, ascoltando momento per momento ciò che sta avvenendo dentro e fuori dai nostri corpi e nelle relazioni che abbiamo con gli altri.

Questo monitoraggio è al di sotto della soglia di consapevolezza. è un sistema complesso capace di co-regolazione e di autoregolazione.

Come abbiamo precedentemente accennato è ormai risaputo che le esperienze infantili avverse, sperimentate attraverso atti lesivi, ( punizioni corporee…) o comportamenti omissivi, cioè attraverso la mancanza di cure emotive adeguate non permettono lo sviluppo delle nostre capacità co-regolatorie.

Se le connessioni con le nostre figure di riferimento sono state inaccessibili e inaffidabili, il nostro sistema nervoso autonomo si rivolgerà verso l’ autoregolazione.

 

Infatti i sistemi nervosi di molte persone si sono nel tempo modellati allo scopo di allontanarsi dalla connessione emotiva con l’ altro, rifugiandosi nella protezione.

 

Nonostante molte persone dicono di aver sentito nel tempo il bisogno di legarsi non sono però riuscite a trovare quel qualcuno che fosse sicuro e affidabile e in grado di smentire le esperienze emotive avverse, portandole quindi alla rinuncia a cercare.

 

Da una prospettiva evoluzionistica sappiamo che queste persone è vero che hanno smesso esplicitamente di cercare qualcuno ma hanno trovato altri modi di navigare in solitudine, auto-regolandosi con strategie a volte più adattive, come dedica totale al lavoro, allo sport e altre volte meno utilizzando strategie disfunzionali come ad esempio il sesso promiscuo, il gioco d’azzardo, la droga, l’alcol ecc.

 

In verità però, sappiamo che il cervello di queste persone, in particolare il loro sistema nervoso autonomo, non ha mai smesso di aver bisogno di desiderare la connessione e quindi la co-regolazione.

 

In seguito a decadi di studi, sappiamo che essere separati dalla connessione sociale, isolati dalle altre persone è un fattore di rischio permanente sia sulla salute fisica che su quella emotiva.

Quello che è certo è che la solitudine infligge dolore.

 

Non a caso quando siamo vicini a un partner freddo e distaccato, che non ci guarda, che non ci parla o non si avvicina quello che sentiamo è pericolo. Il nostro cervello percepisce pericolo.

 

“Pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse restare solo. No, non lo è. Ho scoperto invece che la cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente solo”.

Robin Williams

 

Al contrario se siamo vicini a un partner che ci parla con un tono calmo e caldo, che ci guarda con dolcezza noi sentiamo sicurezza.

 

La teoria Polivagale di Porges ci mostra che la co-regolazione è un requisito necessario per sentirsi al sicuro e sebbene viviamo in una cultura che incoraggia l'autonomia e l'indipendenza nonostante ciò dobbiamo ricordarci sempre che noi siamo programmati per vivere in connessione.

 

di Katia e Sara Santarelli 

 

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