La trappola dell'inadeguatezza. Come poterla superare‎.

Cosa significa avere una trappola attiva? E cosa comporta, in termini di sensazioni, pensieri, emozioni e comportamenti avere attiva la trappola dell’Inadeguatezza?

Una trappola è un pattern complesso, una struttura cognitiva, uno schema fatto di ricordi, emozioni, cognizioni su se stessi e sugli altri e che si sviluppa a partire da esperienze nocive in cui bisogni emotivi primari non sono stati soddisfatti.

 

L’interazione tra l’ambiente, che frusta i bisogni, e il temperamento della persona, porta allo sviluppo di questo pattern che nel tempo, diventando parte di sé, costituirà una vera e propria trappola, influenzando il modo di vivere e di rapportarsi al mondo, alle persone e a se stessa, favorendo l’azione di stili di coping, cioè di comportamenti, modalità relazionali che saranno lontane dal soddisfare quel tipo di bisogno che in passato era stato frustrato ma che al contrario continueranno a mantenere attiva la trappola, e che si risveglierà nell’età adulta da eventi percepiti simili a quelle esperienze nocive.

Gli schemi sono associati a degli stili di coping e questa combinazione crea uno stile personale, spesso verbalizzato con un “sono fatto così”.

 

Come può svilupparsi una trappola?

Una trappola può svilupparsi a seguito di un abbandono da parte di un genitore, di continue critiche, di un atteggiamento iperprotettivo, di mancanza d’amore, di emarginazione, e tanto altro.

 

La trappola dell'inadeguatezza

Se in voi avete attiva la trappola dell’inadeguatezza pensate che siete inadeguati, sbagliati, poco desiderati, che ci sia in voi qualcosa che non va, credete che nessuno potrebbe amarvi se vi conoscesse davvero, perché scoprirebbe ciò che non va in voi, e questo probabilmente perché sin da bambini non vi siete mai sentiti rispettati per come eravate, accettati incondizionatamente dalle figure più significative ma al contrario criticati per i vostri difetti o rifiutati eccessivamente, può essere accaduto di essere stati eccessivamente denigrati dai vostri coetanei che alla fine vi hanno fatto sentire indesiderabili, o entrambe di queste esperienze.

 

Da adulti vi siete portati dietro la sensazione di non essere mai abbastanza, di non andare mai bene, di non valere profondamente nella sfera personale, di essere intimamente sbagliati o carenti in alcuni ambiti fondamentali della propria vita. Avete iniziato a credere che sarebbe stato difficile trovare una persona che avrebbe potuto starvi vicino e amarvi per quello che siete, ad aspettarvi continuamente di essere respinti; avete iniziato a sentirvi insicuri in alcuni aspetti della vostra vita, come ad esempio nel lavoro perché poco fiduciosi di voi, inferiori agli altri.

Nel corso della vostra storia avrete collezionato eventi in cui vi siete sentiti profondamente sensibili alle critiche, alle osservazioni o ai rifiuti da parte degli altri; vi siete spesso paragonati agli altri e siete stati troppo attenti alle cose che dicevate o a quello che facevate.

 

 

 È senz’altro possibile che non sempre questo sentimento di inadeguatezza si manifesti costantemente e con la stessa intensità. È possibile infatti che in alcuni momenti della vostra vita avete sentito maggiormente queste sensazioni e in altri meno perché attraverso modalità di coping avete cercato (più o meno inconsapevolmente) di non attivare questa trappola, per esempio evitando di esprimere pensieri e sentimenti, non permettendo agli altri di avvicinarsi, assumendo un atteggiamento critico nei confronti degli altri, rifiutante, distaccato, o cercando di essere sempre perfetti, o accontentando sempre gli altri.

 

Questi naturalmente sono solo alcuni esempi di come ci si può sentire avendo attiva una trappola di questo tipo, di come ci si può comportare: ognuno di noi nel tempo ha cercato di proteggersi mettendo in atto delle strategie difensive, dei coping, che seppur in alcuni momenti possono essere state adattive e utili per la nostra sopravvivenza emotiva, andando avanti possono aver assunto un carattere disadattivo continuando a mantenere attivi certi schemi e impedendoci di compiere delle scelte autentiche, sane per i nostri bisogni.

 

Perché si mantiene lo schema?

 

Lo schema si mantiene con il comportamento (stili di coping) e con le distorsioni cognitive: man mano che si impara a sostituire i coping maladattivi si inizia a mettere mano sugli schemi, e se cambia lo schema cambia lo stile di coping. Gli schemi sono difficili da cambiare, perché per la persona sono verità assolute, rappresentano la struttura centrale della sua identità e abbandonare lo schema significa un po’ come abbandonare il proprio mondo, rinunciare a quello che si è stati sin ad ora, ma il risultato è sicuramente degno del percorso terapeutico che si fa quando si decide di affrontare i propri schemi, per scoprirsi diversi, nuovi, liberi e più autentici!

di Katia e Sara Santarelli

Bibliografia:

Reinventa la tua vita di J.Young, J. Klosko  Raffaello Cortina

 

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Commenti: 1
  • #1

    Spadoni Rossana (martedì, 26 settembre 2017 19:56)

    Tutto nasce dall'infanzia ma non sempre si ha bisogno di un percorso psicologico ! Dobbiamo scavare e cercare risposte ,mettersi in discussione, prendere coscienza di se ! No non è facile ma non impossibile uscire da questa trappola !