
Sentiamo l’amore nella pelle, e come si dice, nel cuore.
Come chiarisce la nuova scienza, però, la posizione esatta dell’amore è il cervello. Ciò avrebbe scioccato gli antichi che, quasi uniformemente, ne avevano una scarsa considerazione.
Oggi grazie alle nuove tecniche prodotte dalla ricerca, che ci hanno permesso di ottenere una maggiore conoscenza del cervello di quanto non abbiano fatto i secoli precedenti, sappiamo che quei circa 1400gr di materia gelatinosa che giace nella testa, costituiscono una parte essenziale nella danza amorevole che facciamo con l’altra persona. Di fatto il cervello è un organo profondamente sociale, orientato verso la creazione e gestione del contatto con altre persone. Sin dai primi giorni di vita, il cervello degli esseri umani cresce e si sviluppa in risposta alle relazioni d’amore e, a mano mano che si diventa adulti lavora attivamente per creare un legame con le persone care.
Il concetto di pozione d’amore, una sostanza in grado di accendere l’amore, si ritrova in quasi tutte le culture ma finora nulla che funzioni è stato trovato.
Esiste tuttavia una formula potente prodotta dall’organismo umano, detta ossitocina e ribattezzata dagli studiosi come l’ormone delle coccole per la sua capacità di promuovere forti legami tra madre e neonato e tra amanti adulti.
È descritta come la sostanza chimica della connessione sociale, perché già a piccole dosi ci consente di avvicinarci agli altri con più fiducia e in maniera meno difensiva.
Da tempo sappiamo che negli esseri umani l’ossitocina è rilasciata durante l’allattamento e l’orgasmo anche se piccole dosi vengono prodotte dal nostro cervello ogni volta che ci troviamo vicini alle persone amate o quando le pensiamo.
Una piccola quantità di ossitocina cresce la propensione a fidarsi degli altri, ad interagire con una modalità meno difensiva e con una maggiore empatia. L’ossitocina disattiva il rilevatore di minacce e attiva il sistema nervoso parasimpatico con effetto calmante che sembra dire rilassati va tutto bene. Si ottiene così una riduzione di cortisolo e quindi una minore produzione dell’ormone dello stress.
Quando una persona corre piccoli rischi emotivi e l’altra/o impara a rispondere, i loro sistemi nervosi si sintonizzano a livelli superiori di sicurezza, il che li rende più fiduciosi e flessibili. Ed è esattamente ciò che accade quando ci innamoriamo la prima volta. Risulta che l’ossitocina incoraggi a cogliere le opportunità e, quando trova rassicurazione tra le braccia del partner, ricompensa con un senso di contentezza. L’ossitocina genera fiducia, la fiducia porta intimità e sesso, l’orgasmo stimola l’ossitocina e via di seguito.
Il risultato sarà:
- un’intimità fisica ed emotiva crescente
- una sensazione di calore e affetto derivante dalla sicurezza che il partner ha la capacità di calmarvi se state male
- un desiderio di mantenere a lungo la relazione
- la sensazione di un vero amore
Vulnerabilità reciproca e sintonizzazione insieme alla persona amata accompagnati dal rilascio di ossitocina costituiscono una vera storia d’amore. Affinché gli effetti dell’ossitocina durino a lungo è necessario che il sistema neurale che fa da sfondo a questo legame venga attivato spesso da questa molecola. Di conseguenza è necessario che i partner mantengano contatti ravvicinati il più spesso possibile. Senza contatti, i circuiti e i recettori della dopamina e dell’ossitocina possono ridursi tantissimo e questo potrebbe in parte spiegare perché tante coppie a distanza, nel tempo tendono a naufragare….
L’ossitocina potrebbe essere considerata il fattore operativo che consente il passaggio da un legame basato sull’attrazione e il desiderio a un legame propriamente affettivo.
Tutte le scoperte recenti supportano quindi l’affermazione di Bowlby: il legame d’amore è un meccanismo di sicurezza, sopravvivenza e uno dei suoi ruoli principali è rendere la vita meno spaventosa.
Diversamente da quello che comunemente si pensa l’amore non è stare nelle montagne russe, sentirsi vulnerabili nel senso di viaggiare a stati alterni tra la pace e il terrore ma percorrere un binario che ci fa sentire prevalentemente al sicuro, sereni e tranquilli.
di Katia e Sara Santarelli
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