Paura dell'abbandono: riconoscerla per disinnescarla

Il sentimento di abbandono è uno dei timori più forti che affligge gran parte dei nostri pazienti.
Rappresenta una delle paure più grandi e crea diversi disagi nella vita affettiva e relazionale della persona che la prova.

 

In cosa consiste la paura dell'abbandono?

Fondamentalmente si esprime nel timore costante che le persone a cui siamo profondamente legate possano lasciarci, tradirci o addirittura morire improvvisamente.

Il pensiero più profondo è rappresentato dall'estrema convinzione che si passerà la vita in totale solitudine.

Pertanto si vive in preda alla paura e in uno stato di continua vigilanza, alla ricerca di qualsiasi segnale che confermi il timore che qualche persona significativa si allontanerà dalla propria vita.

Gelosia e possessività sono aspetti che caratterizzano la persona che soffre di paura dell’abbandono.

 

Quando si ha la paura dell’abbandono è raro che le relazione affettive siano calme e stabili, anzi spesso assomigliano a una “montagna russa”.

Le relazioni vengono percepite come poco solide e si ha una costante difficoltà a sopportare qualsiasi genere di allontanamento.

A volte quando si è talmente ossessionati dalla paura dell’abbandono ci si può svegliare in piena notte in preda a incubi in cui si sogna di perdere una persona cara, di essere totalmente soli, vulnerabili e indifesi, esposti a qualunque rischio, con la convinzione che nessuno potrà prendersi cura di noi.

 

Alcuni esempi della paura d'abbandono

Lucia riferisce: “quando il mio fidanzato esce con gli amici per una cena, mi assale un'angoscia fortissima perchè ho paura che possa conoscere qualcuno per cui alla fine mi lascerà.”

In quel preciso momento Lucia diventa una bambina in preda al panico che non riesce a trovare la mamma perché si è persa e nessuno può prendersi cura di lei.

Francesco interpreta lo sguardo stanco della ragazza quando torna dal lavoro come una prova del suo distacco affettivo. Se lei è stufa di lui, può lasciarlo da un momento all’ altro, pensa Francesco.

Questo genera in lui una paura fortissima che lo porta a richieste di conferma affettiva accompagnate o meno da scatti di rabbia, ricalcando il tipico comportamento di un bambino che viene lasciato solo dalle figure di attaccamento ( pianto di attaccamento e protesta per il mancato accudimento ). 

 

Esistono due tipologie di paure dell’abbandono che hanno origine da due diversi tipi di ambienti familiari presenti nella prima infanzia.

La prima forma è basata sulla dipendenza e scaturisce da un ambiente iperprotettivo e eccessivamente sicuro.

La seconda tipologia ha origine invece da un ambiente familiare affettivamente instabile dove mancano persone capaci di essere disponibili per il bambino in modo regolare.

Se abbiamo avuto una madre o un padre iperprotettivo e l’altro genitore scostante e instabile la paura dell’abbandono si potenzia con il timore di non farcela da soli.

 

Alla base di questa paura ci sono dei bisogni innati quali quelli di sicurezza, stabilità e protezione che in qualche modo non sono stati soddisfatti.

Alcuni pazienti con la paura dell’abbandono evitano qualsiasi relazione intima nell’intento di evitare il dolore della perdita che ritengono inevitabile, alcuni invece tendono a creare legami con persone instabili che non fanno altro che riprodurre la deprivazione di tali bisogni verso i quali sentono un attrazione irresistibile e spesso si innamorano in modo ossessivo ed esagerato.

Già dalle prime fasi di un rapporto affettivo abbiamo la possibilità di individuare alcuni segnali di allarme che ci stanno ad indicare che si è accesa dentro di noi la trappola dell'abbandono.

 

Quali possono essere i campanelli di allarme?

  • il vostro partner è poco probabile che si impegni seriamente con voi in quanto o è già sposato o ha un'altra relazione;
  • il vostro partner non è nella condizione di trascorrere regolarmente del tempo con voi in quanto viaggia molto, abita lontano o è un maniaco del lavoro;
  • il vostro partner è emotivamente instabile ( es: fa uso di droghe, alcol farmaci, gioco, oppure è depresso e non è in grado di darvi affetto in modo stabile );
  • il vostro partner è un Peter Pan, pretende di andare e venire e non ha nessuna intenzione di impegnarsi;
  • il vostro partner è ambivalente perché dice che vi desidera ma non manifesta i suoi sentimenti, a volte può sembrarvi totalmente innamorato/a e il momento successivo si comporta come se voi non ci foste.

Perché sentiamo attrazione verso queste tipologie di persone?

Per una coerenza cognitiva ossia la nostra mente cerca di mantenere a tutti i costi una coerenza rispetto ai propri pensieri.

 

Come si traduce questo?

Ciò che è familiare tende ad essere mantenuto.

I pazienti infatti considerano certi pensieri come verità assolute e si cerca conferme al proprio pensiero.

In questo caso la paura dell’ abbandono comprende non solo la convinzione distorta e assoluta che le persone a noi care prima poi ci lasceranno ma che sono inaffidabili e instabili. Paradossalmente si ricrea senza volerlo lo stesso tipo di situazioni che in passato o nelle relazioni precedenti ci hanno ferito maggiormente.

 

C’è una terapia per la paura dell'abbandono?

Certo, la psicoterapia rispetto a questa paura, in particolare con la Schema Therapy sarà centrata su quattro aspetti:

  1. attraverso tecniche cognitive si cercherà di modificare la convinzione distorta e assoluta che le persone care prima o poi se ne andranno, moriranno o assumeranno un comportamento imprevedibile. Il paziente imparerà così sia a gestire i momenti di allontanamento temporaneo in maniera meno catastrofica e sia a comprendere che gli altri hanno il diritto di imporre dei limiti e di crearsi degli spazi personali;
  2. mediante tecniche immaginative si consentirà al paziente di rivivere il tema dell'abbandono all’interno del contesto terapeutico al fine di riparare il danno subito all’ origine;
  3. mediante tecniche comportamentali, si insegnerà al paziente delle abilità, quali gestire la sofferenza legata ai momenti di solitudine e ridurre l’ impulsività legata agli atteggiamenti eccessivi di gelosia, aggressività e controllo. Si cercherà inoltre di aiutare il paziente a scegliere compagni capaci di impegnarsi in una relazione e di stare alla larga dalle relazioni instabili e a sentirsi più a suo agio invece in quelle stabili;
  4. mediante la relazione terapeutica, il paziente esperirà un ambiente sicuro e stabile e prevedibile, sarà sostenuto nei momenti di dolore e sconforto anche attraverso chiamate extra sedute concordate insieme. Il paziente affronterà la paura dell’abbandono insieme al terapeuta per poi utilizzare ciò che ha appreso dal loro rapporto nelle relazioni con le altre persone significative.

di Sara e Katia Santarelli

 

Bibliografia

Reinventa la tua vita di J.Klosko, J.Young Raffaello Cortina

 

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